PROFILO COMPOSITORI, AUTORI |
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Sub tuam protectionem
Six Secret Songs
Opere eseguite alla Palazzina Liberty a Milano il 10 ottobre
1996
Peter Maxwell Davies, nato nel 1934 a Stalford
in Inghilterra, ha avuto uneducazione musicale composita
- tra gli altri, ha studiato con Goffredo Petrassi e Roger
Sessions - e ben presto ad unintensa attività
compositiva ha affiancato quella, altrettanto vivace, di organizzatore
di musica contemporanea, nonché di insegnante in scuole
di adulti e, soprattutto, di bambini. Questo rapporto multiforme
con la musica ha influenzato le scelte estetiche ed artistiche
di Maxwell Davies, nel senso di un legame diretto con la tradizione
polifonica medievale e rinascimentale, inglese e non; in secondo
luogo, lattività didattica intesa come trasferimento
comprensibile di idee e informazioni si è riflessa
in una tendenza, sempre più marcata con il passare
degli anni, verso una semplificazione delle strutture. Quanto
al linguaggio, una volta superato linteresse per il
serialismo integrale (Sonata, 1955, per tromba e pianoforte),
Maxwell Davies gli ha conferito una crescente trasparenza
e fluidità di scrittura; non è escluso che a
questo riguardo abbiano giovato le numerose trascrizioni di
pagine del passato (risale al 1961 quella per coro e orchestra
del Vespro di Monteverdi). E questo intento di comunicazione
diretta del musicista inglese è rafforzato dallinteresse
per il teatro, anche per bambini (Cinderella, 1980),
e dal carattere fortemente spirituale di molte pagine. La
presenza del passato nella musica di Maxwell Davies si manifesta
attraverso vie diverse: Sub tuam protectionem,
ad esempio, fa un duplice riferimento a John Dunstable, una
delle presenze più significative nella polifonia inglese
del XIV secolo, per il titolo e per il carattere modaleggiante
delle battute dapertura, alle quali segue una ricerca
di effetti timbrici di notevole suggestione. I Six Secret
Songs, posteriori di ben ventiquattro anni, ci rivelano
un Maxwell Davies molto raccolto, dalla vena lirica profonda
sì, che però non zampilla mai a getto pieno;
lasciata intravedere più che cantata con abbandono.
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